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invito da Emilia Cirillo

BISACCIA – “Donne Principesse”. Questo è il titolo della due giorni, che si terrà l’8 marzo e l’11 marzo presso la Sala convegni del Castello Ducale, organizzata dall’Amministrazione comunale di Bisaccia in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Avellino per avviare una serie di appuntamenti che si ripeteranno ogni anno nel mese di marzo a Bisaccia. Icona della manifestazione è la Principessa di Bisaccia, rinvenuta durante la campagna di scavi archeologici nella zona Cimitero Vecchio del paese altipino, esposta oggi presso il Museo Archeologico presso il Castello Ducale di Bisaccia.

“Per quest’anno saranno soltanto due appuntamenti – afferma Michelina Gervasio consigliera comunale di Bisaccia con delega alle Pari Opportunità – ma già per il prossimo anno stiamo lavorando per mettere in campo una serie di eventi che dureranno un’intera settimana. Candidiamo Bisaccia ad essere un importante luogo di discussione sulle tematiche femminili ma, nello stesso tempo, spazio per una seria ripresa del dialogo tra le donne e gli uomini. Un appuntamento annuale che possa sempre di più concentrare l’attenzione sul mondo delle donne e sulle questioni di genere e possa mettere in mostra il lavoro che le stesse svolgono nei diversi settori della nostra società. A ispirare la nostra iniziativa è stata la presenza della Principessa di Bisaccia. Una presenza notevole per importanza storica e sociale. Basti pensare al ruolo delle donne nell’antichità e dell’impronta matriarcale lasciata nella nostra civiltà. Ecco giustificato anche il perché del titolo ‘Donne Principesse’.

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invito da gaetano calabrese

invito da gaetano

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invito da Gianni Marino

invito da Gianni Marino

invito da Gianni Marino

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di FRANCA MOLINARO / Il Giardino della Grande Madre / La quercia, residenza degli dei

Dopo un breve periodo di assenza sono tornata sulle strade provinciali dell’Irpinia e con grande sgomento ho preso atto di un fatto sconvolgente. Guidando lungo la vecchia statale delle Puglie, improvvisamente, mi son sentita spaesata, come se, strada facendo, presa dai miei pensieri, avessi smarrito la via e mi fossi inoltrata in un territorio sconosciuto. Con uno sforzo di coscienza ho provato a concentrarmi sul luogo dove mi trovavo e sul perché di quell’angoscia che mi stringeva il petto quasi sospendendo il respiro. Non ho sbagliato strada, costeggio da lontano il fiume Calore nel comune di Venticano ma, nel giro di venti giorni, qualcosa è accaduto a questo luogo così familiare. L’Irpinia è piacevole da percorrere per la bellezza delle sue strade ombrose, fiancheggiate da alberi maestosi, vi crescono diverse varietà di Quercus, Acer, Ailanthus altissima, Robinia pseudoacacia, Populus, Tilia, Ulmus ecc.. In alcuni tratti la vegetazione è così folta che i rami si intrecciano nel cielo fino a formare una  volta verde dove il sole filtra con raggi frammentati e verdastri. La magia si accentua in primavera quando ogni pianta si riveste di tenere foglie e fiori appariscenti e non, allora si avverte il profumo appena percettibile delle gemme nuove, della vegetazione giovane, si realizza una sinestesia di sensi che rinvigorisce lo spirito, rallegra il cuore, allieta gli occhi. Ora, improvvisamente, la Statale delle Puglie appare calva, spogliata dei suoi cigli frondosi, ogni albero presente sui bordi della strada e sulla scarpata adiacente è stato abbattuto. La strada si offre agli occhi desolata, ci sono solo i bordi deturpati e il cielo, l’orizzonte è sgombro come sulle strade pugliesi. Chi ha commissionato tale scempio avrà sicuramente le sue ragioni, probabilmente ragioni di manutenzione, di agevolazione del traffico pesante o chissà che altro.

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il grano CAROSELLA, Amedeo e il Cilento

grano carosella

Il giorno 28 febbraio 2011 22:01, Amedeo Trezza <amedeotrezza@gmail.com> ha scritto:

Caro Angelo, anche se con un po’ di ritardo ecco il testo dell’evento. A giorni inaugurerò il mio b&b rurale. Quado vuoi possiamo pianificare il viaggio della Comunità Provvisoria e IpriniaTurismo in Cilento, forse meglio da prevedere su un fine settimana poiché in un giorno solo la vedo difficile venire qui, vedere tante cose e poi ripartire in serata, potremmo organizzare un week end. a presto, amedeo

Venerdì scorso al Ristorante ‘Il Ghiottone’ di Policastro Bussentino si è tenuta la prima Serata Gastronomica Identitaria dedicata ai prodotti tipici cilentani all’interno del progetto intitolato VIAGGIO NELLA CITTA’ DEL PARCO, ideato da Enzo Crivella. La prima serata è stata dedicata alla base della nostra alimentazione, il grano. In Cilento fino 40 anni fa si coltivavano più di trenta tipi di grano autoctono con varietà ora in parte scomparse. Un progetto di recupero di alcune varietà tradizionali di grani antichi è in corso in alcune aree montuose del Cilento interno. Abbiamo voluto pertanto unire la sapienza gastronomica della famosa cuoca cilentana Maria Rina del ‘Ghiottone’ di Policastro con una materia prima altrettanto eccellente, il grano Carosella. Il risultato è stato un successo di presenze con una buona visibilità anche sui media regionali. E siamo solo al primo appuntamento!
Ispiratore teorico del progetto è l’economista eclettico salernitano Pasquale Persico, già Assessore allo Sviluppo nella prima giunta De Luca a Salerno, poi incaricato di progetti su macro-aree come la Val D’Agri e il Parco del Cilento.

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FEDELE GIORGIO

di FRANCA MOLINARO

A poco più di due anni dalla scomparsa dell’intellettuale Fedele Giorgio torniamo a ricordarlo con commozione e rispetto. Causa prima di questo ritorno è lo studio che il Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud, nella persona di Paolo Saggese, sta compiendo per conoscere la produzione poetica presente in provincia. Altro motivo valido è il lavoro che sta compiendo Don Donato Cassese, Direttore responsabile del periodico “il Seminario”, sulla vita e produzione del suo compaesano Giorgio. Già nel 2007, il periodico pubblicò, come allegato per gli abbonati, “Fior del mio paese, 111 stornelli agrodolci” nello stile degli stornelli abruzzesi. Fatto unico nella storia del periodico, come scrive Don Donato nella premessa, “unico” quindi speciale, un gesto di stima per l’amico esiliato in terra marsicana. Stima che persevera nel cuore di Cassese tanto da continuare a lavorare sulla figura dell’intellettuale. Sicuramente maturerà il momento in cui nascerà qualcosa che lo immortali per sempre preservandolo dall’oblio della dimenticanza, una fondazione, un premio o qualcosa di simile, questo ho suggerito all’amico Cassese, sere fa, quando ho ricevuto con piacere e sorpresa la sua telefonata ma, al momento, sembra non ci sia molta disponibilità economica per poter mettere idee in cantiere. Certo è che, l’opera di Giorgio, così sostanziosa, basta di per sé a rendergli l’immortalità.

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De Sanctis al Quirinale

segnalazione di Antonio Vespucci per gli amici della Comunità Provvisoria

In occasione delle celebrazioni dei 150° anni dell’Unità d’Italia, il Palazzo del Quirinale ospita una mostra inedita sui grandi capolavori autografi della letteratura italiana esponendo per la prima volta in una stessa sede i manoscritti originali dei più importanti protagonisti della nostra tradizione letteraria, tra i quali: I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni , La Gerusalemme conquistata di Torquato Tasso, L’Infinito di Giacomo Leopardi, L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, il Decamerone di Giovanni Boccaccio con a latere la critica desanctisiana.
Filo conduttore della mostra il manoscritto autografo Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis, con il quale si intende rendere omaggio alla lingua e alla letteratura italiana e più in generale alle radici culturali del nostro Paese.
Gli stessi grandi capolavori autografi della letteratura italiana in mostra al Quirinale potranno essere ammirati online ed essere soggetto di studio o di semplice curiosità da parte degli studiosi e degli studenti di tutto il mondo.

info:  http://www.fondazionedesanctis.it/

 

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Angelo Siciliano, Poeta della memoria contadina

di Paolo Saggese*

Resto ammirato di fronte alla produzione poetica, artistica e antropologica di Angelo (all’anagrafe Angelomaria) Siciliano, nato a Montecalvo nel 1946, e che, da una vita ormai, ha abbandonato con il “corpo” l’Irpinia. Nel 1965, infatti, aveva preso la strada per Napoli, in attesa di laurearsi alla “Federico II” in economia, poi il servizio militare, e dal 1973 si è trasferito a Trento, dove ha insegnato negli Istituti superiori e tutt’ora vive con la sua famiglia. Egli appartiene, dunque, pienamente a quelli che abbiamo definito i “poeti della diaspora”.

Del resto, lo stesso Siciliano, nella “Premessa” ad un fascicolo autoprodotto ed edito in quindici copie nel 2010, scrive: “Pur vivendo a Trento dal 1973, idealmente non mi sono mai separato dalla mia terra natale, Montecalvo e l’Irpinia. Solido permane il senso d’appartenenza alla civiltà mediterranea”.

Detto questo, occorre anche un’altra precisazione. Il percorso intellettuale e umano di Angelo Siciliano è così ricco, che non può essere sintetizzato in poche formule, e così, pur essendo poeta brillante in lingua, oltre che pittore sperimentale da sempre, ho voluto privilegiare una lettura “dialettale” per uno straordinario libro di cui parlerò a breve. La sua esperienza intellettuale ha inizio con Versi biologici (1977), cui seguono le poesie di Tra l’albero di Giuda e quello del Perdono (1987). Sono due raccolte di componimenti in italiano, che dimostrano un’eleganza e un’ispirazione non comuni, che richiamano alla memoria la migliore produzione dei poeti del Sud, da Scotellaro ad Alfonso Gatto, per arrivare agli autori della nostra Irpinia.

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Il bucaneve e la Candelora

di FRANCA MOLINARO / Il Giardino della Grande Madre

Febbraio arriva con il primo pallido sole, filtrato tra nuvole, grigie come il colore dell’acquario che questo mese rappresenta. Il nome deriva dai februa latini, panni di lana utilizzati per aspergere il sangue delle vittime sacrificate a Giunone Salvatrice Madre Regina celebrata all’inizio del mese. Febbraio è il secondo mese dell’anno, il suo numero è il due che nasce dall’uno unità ed evolve verso la dualità. Il due rappresenta la prima divisione dell’unità nella sfera umana in quanto, nel divino l’uno è l’emanazione della divinità, lo zero è l’assoluto, la divinità stessa da cui tutto procede e comprende: l’eterno assenza di passato e futuro, costante e immobile presente. Febbraio dunque si avvia alla vita empirica ed a tutte le dicotomie presenti nella sfera materiale: il buio e la luce, l’amore e l’odio, il maschile e il femminile, nelle filosofie orientali yin e yang. L’origine della vita materiale. Il mese si apre con la festa della Candelora, il 2 febbraio, mutuata dai riti celti della luce nascente. La Chiesa dedicò il giorno alla purificazione della Vergine, probabilmente per esorcizzare la presenza coatta dell’antica Giunone. Nella tradizione popolare era in uso che la puerpera al primo parto, uscisse di casa dopo quaranta giorni per portare il figlio in chiesa, si diceva che doveva andare a “trasì ‘n’santa”. Quaranta, numero altamente simbolico, corrisponde anche al periodo di astinenza da rapporti dopo il parto e ai giorni in cui la donna è impura a causa delle perdite di sangue. Dopo quaranta giorni, inoltre, dovrebbe tornare il ciclo mestruale, il cosiddetto “capoparto”. Andare in chiesa era il modo per presentare al mondo il piccolo, battezzandolo e reintegrarsi, grazie alla purificazione, nel circuito ordinario. Nei giorni precedenti al battesimo del figlio, la donna non poteva avvicinarsi all’acqua né lavare. Si temeva che acque contaminate potessero, attraverso la madre, raggiungere il bimbo non battezzato, quindi contaminarlo. Il battesimo ha un forte potere apotropaico, chi ne è privo è estremamente vulnerabile.

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